Cos’è l’ICT? E perché è così importante per il futuro del sistema Italia?

Iniziamo col chiarire di cosa si tratta. L’acronimo ICT sta per Information and Communication Technology e identifica l’insieme di risorse digitali e fisiche in grado di abilitare l’accesso alle informazioni tramite le telecomunicazioni. 

In questo senso, sotto il ‘cappello’ dell’ICT sono comprese le tecnologie digitali nel loro complesso: da internet alla radio, passando per la televisione, gli smartphone, l’hardware e software di rete, i sistemi satellitari, i device IoT etc.

Proprio la vastità del campo di azione dell’ICT finisce per marcare le differenze con l’IT ossia l’Information Technology. In linea di massima, infatti, l’acronimo IT definisce quella parte dell’ICT che riguarda gli aspetti più strutturali relativi allo sviluppo hardware e software.

All’IT spetta così il “compito” di aiutare aziende e organizzazioni a raggiungere un modo efficiente di gestione dei dati con l'aiuto di tecnologie hardware/software.




Un settore che non smette di crescere

Secondo l’ultimo report di Assintel, elaborato in collaborazione con Idc, Confcommercio, Grenke e Intesa Sanpaolo, nel 2021 il mercato ICT ha fatto segnare una crescita del 4,1% ed una spesa di 34,4 miliardi di euro.

Numeri che sembrano destinati ad aumentare anche nei prossimi anni se è vero che, per il biennio 2022-3, si prevede una crescita del 3,3% e un fatturato totale di 36,4 miliardi di euro. Cosa significa? Che, nonostante le turbolenze economiche degli ultimi anni, l’ICT pare non conoscere crisi, anche alla luce dei massicci finanziamenti pubblici per la transizione digitale.

Sono infatti ben 13,45 i miliardi di euro (il 27% del totale) che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha stanziato per le infrastrutture digitali, la connettività a banda larga e la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Un fiume di risorse, con un orizzonte di spesa fissato al 2026, che apre nuovi scenari per l’intero comparto ICT, sia pubblico che privato.

Se ampliamo lo sguardo all’Europa, il quadro non cambia, anzi. Stando alle ultime previsioni IDC, la spesa europea in ambito ICT è destinata a toccare 1,1 trilioni di dollari entro fine anno e 1,4 trilioni di dollari entro il 2026, con una crescita del 5% rispetto al 2021. A trainare gli investimenti sono lo sviluppo di piattaforme di intelligenza artificiale, applicazioni collaborative e strumenti per implementare la qualità dei software.




Migliaia di annunci di lavoro ogni mese

Va da sé che le opportunità di lavoro in un settore così dinamico sono destinate a crescere esponenzialmente.

Secondo uno studio del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop), infatti, il tasso di occupazione per i professionisti del comparto ICT dovrebbe crescere dell’11% nel periodo 2018-2030, con annessa creazione di 395.000 nuovi posti di lavoro in Europa

Una delle ultime rilevazioni italiane sul tema, quella dell’Osservatorio Competenze Digitali, pubblicata nel gennaio 2022, sottolinea come, nel primo semestre del 2021, sono stati pubblicati oltre 51.000 annunci di lavoro relativi al settore ICT. Un valore che dà l’idea della massiccia richiesta di professionisti e giovani leve anche in un momento di oggettiva crisi economica. E per la fine di quest’anno si prevede che il numero di posizioni lavorative aperte raggiunga - se non superi - i livelli pre-pandemici (ca. 57.000 annunci nel primo semestre del 2019).

Tra i profili più ricercati troviamo: esperti in cloud computing, data specialist, solution designer, cyber security specialist, data scientist, enterprise architect e information security manager. 

 



Formarsi nell’ICT: dalle Università agli ITS…

Ci siamo già soffermati, in un precedente articolo, su alcune tra le figure professionali più richieste in campo ICT. Ma, fattivamente, come si intraprende una carriera nel settore?

Naturalmente, per la natura stessa del comparto, ogni percorso di formazione non può prescindere dall’applicazione pratica delle nozioni impartite.

Semplificando molto, uno dei 'pathway' più diffusi per l'acquisizione di competenze ICT prevede l’ottenimento di un diploma di maturità scientifica o di un Istituto tecnico di ambito tecnologico, seguito da un ciclo di studi universitari nelle facoltà di Ingegneria, Scienze Matematiche o Informatica.

Nel caso vi steste chiedendo cosa differenzia i percorsi di studio in Ingegneria Informatica e Informatica, a rispondere è l’Università di Bologna:

 

“Dal punto di vista qualitativo, la differenza sta nell’impostazione e negli obiettivi.

- Lo scopo della laurea in Informatica è quello di preparare "specialisti in informatica" (soprattutto rivolto al software: progettazione del software, sistemi software, software per reti di calcolatori, linguaggi di programmazione e calcolo scientifico) con una cultura di base di matematica;

- Lo scopo della laurea in Ingegneria Informatica è quello di preparare un "ingegnere" (caratterizzato dalla tipica cultura di base in matematica, fisica, meccanica, elettronica, cioè anche rivolto all’hardware) con un orientamento verso l'informatica e/o l'automatica.

In altre parole il corso di laurea in Informatica fornisce una cultura informatica più ampia e profonda; mentre il corso di laurea in Ingegneria Informatica fornisce una cultura di base più ampia e maggiori agganci verso settori vicini, come elettronica, automatica, telecomunicazioni.”

 

Come si può facilmente immaginare, la scelta di studi universitari in ambito ICT è vastissima e si ramifica ulteriormente con il passaggio al biennio di specializzazione. Ad esempio troviamo corsi di studio in Informatica per la Comunicazione Digitale ma anche Sicurezza dei Sistemi e delle Reti Informatiche, Informatica Musicale, Artificial Intelligence e molti altri.

Va inoltre sottolineato che la formazione accademica non è la sola a disposizione per quanti nutrono un interesse verso l'informatica nelle sue infinite declinazioni. Esistono, infatti, numerose scuole professionalizzanti post-diploma, gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), che puntano a formare figure professionali dotate di un’alta specializzazione tecnologica e in grado di inserirsi con facilità nel mondo del lavoro.

Anche in questo caso, come per la formazione accademica, sono previsti corsi ed esami con una durata complessiva che si aggira sui 2 anni. Più marcato, rispetto, alle università, è l’ammontare di tempo speso nelle aziende convenzionate visto che almeno il 30% delle ore di formazione è destinato ai tirocini.

 



…passando per la formazione in azienda

Ultima ma non meno importante, è la galassia dei corsi di formazione in ambito ICT erogati direttamente da enti privati, organizzazioni ed imprese, spesso finalizzati allo sviluppo di skills specifiche e all’inserimento in azienda. 

In questo caso, al netto dei costi, delle tematiche affrontate e della professionalità del corpo docenti, ciò che fa la differenza è l’attenzione riservata allo studente e alle sue capacità. A prescindere dalle conoscenze/ esperienze pregresse e dall’età.

Nel nostro piccolo, React Consulting ha fatto della valorizzazione del talento la base fondante del bootcamp “Four Weeks 4 Geeks, che ha l’obiettivo dichiarato di selezionare e formare i migliori talenti nel campo ICT.

Durante le quattro settimane del corso, in partenza il prossimo 3 ottobre 2022, i partecipanti avranno modo di toccare con mano (all’interno dell’azienda e accompagnati dai docenti) il mondo della programmazione, con un focus su alcune tra le principali tecnologie Microsoft come Dynamics 365, Power BI e SharePoint.

Non solo il bootcamp è gratuito, ma agli studenti più meritevoli sarà proposto un contratto di assunzione a tempo indeterminato in uno dei competence center React. A testimonianza che il talento e la passione vanno coltivati e premiati. Specie in un comparto, come quello ICT, dove c’è un grande bisogno di professionisti preparati e motivati. Per tutte le informazioni cliccate qui.

Vi invitiamo, inoltre, a dare un’occhiata alla sezione Lavora con noi del nostro sito dove pubblichiamo regolarmente nuove offerte di lavoro.